
L’Unitalsi Lombarda in videoconferenza con S.E. Mons. Corrado Sanguineti, Vescovo di Pavia
MARIA E BERNADETTE: SORELLE E DISCEPOLE NELLA FEDE
sintesi di Silvano Sala
Monsignor Corrado Sanguineti introduce la sua relazione rendendo noto che egli partecipa tutti gli anni, con gli unitalsiani pavesi, al pellegrinaggio a Lourdes di ottobre. Questo anche per sottolineare che la figura di Bernadette gli è familiare quanto quella di Maria. “Stiamo vivendo il mese di maggio”, continua il vescovo, “e questo ci rende più facile accostare il cammino di Bernadette a quello di Maria, la tutta santa, nata senza peccato” e sempre in piena adesione alla volontà di Dio. “Un legame profondo che indica un’esperienza unica”. Lei, Maria, ha concepito (per volere divino) un Figlio dalla natura umana, che rappresenta ‘Dio con noi’. Ma è sul Calvario che Maria ha la rivelazione di una nuova maternità: ‘Ecco tuo figlio (…) ecco tua Madre’. E lei, Maria, sarà “l’unica creatura ad essere assunta alla gloria del Cielo”. La Chiesa la invoca con innumerevoli titoli e la onora in un numero immenso di santuari. “E’ Madre che ci avvolge col suo manto, è creatura dotata da infiniti doni e appellativi”. Bernadette non ha queste prerogative, no certo, però la segue nel percorso di adesione alla volontà del Signore “ed è bello vedere come si accostino i cammini di queste due creature”. Prosegue mons. Sanguineti: “Chi vive un’autentica esperienza d’incontro con Maria, si lascia plasmare e ne esce cambiato e più simile a Lei”. La superiora di Nevers, madre Vauzou, mantiene con Bernadette un atteggiamento molto duro, dimostrando di non saper riconoscere la sua santità. “E’ una perla che va scoperta”.
Osserviamo, dice il vescovo, la vicenda umana e le esperienze spirituali di Maria e di Bernadette, così diverse nel divenire ma anche così simili nella sostanza. “Sono sorelle nella fede, discepole nel Signore”. Vi sono aspetti che accomunano le loro esistenze: Maria, a Nazareth, vive in una casa modesta del villaggio che “agli occhi del mondo era un niente”. Questa marginalità dell’ambiente la ritroviamo a Lourdes, rispecchiata nel cachot dove Bernadette conduce una vita semplice, aperta alla religiosità ma segnata da stenti. “D’altra parte non sa leggere, non sa scrivere, non ha ancor fatto la Comunione. Sa però recitare il rosario”. Per usare le parole di papa Francesco, sembra che il Signore vada a scegliere ciò che è ‘periferia’. “Ma allo sguardo di Dio nulla è periferico”, conclude mons. Sanguineti. D’altra parte “la nostra vita è come la loro vita, ed è preziosa agli occhi del Signore. Tocca una marginalità che tuttavia, nella sua valutazione, appare una cosa grande”.
Entrambe, Maria e Bernadette, hanno coscienza di essere destinatarie di una grazia eccezionale. Così Maria esclama: “Eccomi, sono la serva del Signore (…) ha guardato l’umiltà della sua serva (…)”. Commenta il vescovo che ‘serva del Signore’ è linguaggio biblico ed è titolo riconosciuto a chi ha compiti particolari nei riguardi di Dio. “Tutte le generazioni mi chiameranno beata (…) Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente (…)”. Maria ascolta anche le parole di lode e di benedizione che le rivolge Elisabetta, non le respinge ma le accoglie senza alcun moto di compiacimento. Umiltà e consapevolezza, di ciò che Dio sta creando, accomunano ancora Bernadette a Maria. Bernadette rifiuta di ricevere danaro, doni, non vuole essere al centro dell’attenzione (lo è solo ‘la Signora’). Non ha alcun moto di vanagloria. E’ di carattere forte e non sopporta ipocrisie. Tiene il suo rosario, semplice e artigianale, e rifiuta un rosario di valore. Maria mette al centro il Signore. Bernadette al centro pone Maria.
“Anche noi siamo stati coinvolti in una storia di grazia”, prosegue il vescovo Sanguineti. D’altronde Bernadette apprenderà da Maria a fare penitenza, a pregare per i peccatori,. E noi impariamo a riconoscere che siamo creature fragili a cui si addice l’umiltà, perché Dio ci coinvolge in cose grandi. Maria e Bernadette vivono la chiamata al mistero pasquale, condividendone la Passione e la Resurrezione. “Maria, sotto la croce, ha vissuto una specie di notte scura (…) Qui si attua la Passione di Gesù, la com-Passione di Maria. Maria non ha conosciuto l’esperienza diretta della croce, ma è in comunione perfetta col Figlio: vive la costante offerta d’amore a Gesù”. Bernadette, dal canto suo, trascorre l’infanzia con salute cagionevole, poi la vita religiosa praticamente da malata. Ma confida: ‘Non vivrò un solo istante senza amore’. Praticamente negli ultimi mesi della sua esistenza, nel convento di Nevers, “vive nell’offerta a Dio della sua malattia, vive la sua grande messa”. E può sussurrare con indicibile sofferenza: ‘Sono macinata come un chicco di grano’. Bernadette, una pastorella – rileva il vescovo; Maria, una giovane Madre: ma “sorelle nella fede”. Ed è un cammino che si apre anche davanti a noi: “Bisogna imparare a vivere con la sofferenza trasfigurata dall’amore”.
Al termine della relazione, monsignor Sanguineti risponde volentieri ad alcuni interrogativi che, su invito della coordinatrice Graziella Moschino, alcuni unitalsiani collegati propongono. Vi è poi l’intensa commovente testimonianza di Maurizio, responsabile di un Gruppo di Busto Arsizio, ancora positivo dopo interminabili cinquanta giorni di Covid-19.
Il presidente regionale Vittore De Carli chiude il collegamento con parole di speranza, segnalando che il barelliere Ermanno, associato alla sottosezione di Milano Nord-Est, da venti giorni ricoverato a causa del virus all’ospedale Fatebenefratelli, ha condiviso collegato con noi la splendida catechesi appena ascoltata.