
L’Unitalsi Lombarda in videoconferenza con S.E. Mons. Oscar Cantoni, Vescovo di Como
“Con Maria, in attesa dello Spirito Santo”
Sintesi di Silvano Sala
La coordinatrice Graziella Moschino apre ufficialmente il collegamento dando la parola, per un saluto introduttivo, al presidente regionale Vittore De Carli. Questi introduce il relatore monsignor Oscar Cantoni, vescovo di Como, rammentando che si sono conosciuti tanti anni prima (aveva appena 14 anni) e il vescovo era un giovane sacerdote. Il presidente De Carli fa poi riferimento alla messa celebrata nel duomo di Como nei giorni scorsi durante la quale sono stati ricordati dodici sacerdoti, “dal vicario generale a tanti altri che hanno aiutato a costruire l’Unitalsi”, e ringrazia fin da quel momento il vescovo “per il bene che anche oggi vorrà regalare”.
Mons. Cantoni, dopo aver rilevato che quel sabato è vigilia di Pentecoste, esordisce leggendo il tema sotto analisi che riporta Maria in quella sua giornata d’attesa. Lo definisce “un tema liturgico”, tema molto caro agli unitalsiani, afflitti dai problemi del Covid-19, in attesa di potersi recare a Lourdes. Egli stesso, assistendo in televisione al Rosario delle ore 18, ha potuto vedere una Lourdes deserta, quasi in attesa che la gente la riempisse. E per questo, afferma, “ci affideremo a Maria”. Dopo il segno della croce ed una preghiera in comunione con l’assemblea collegata, il vescovo cita il cap. I degli Atti degli Apostoli, là dove recita: “Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: ‘Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno d’Israele?’ (“Dice d’Israele e non di Dio”). Ma egli rispose: ‘Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alle sue scelte, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi (…) Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. (…) due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: ‘Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo’”. Subito dopo, prosegue il relatore, i discepoli tornarono a Gerusalemme, nel locale a loro disposizione, e, con Maria madre di Gesù, continuarono a vivere la quotidianità nella preghiera. “Gesù sale al Cielo”, commenta mons. Cantoni, “ma gli apostoli non si disperdono e decidono di rimanere ancora tutti insieme. Tornano a Gerusalemme, dove tutto è accaduto (ultima Cena, il via al sacerdozio ministeriale, ecc.) ed è qui che scenderà lo Spirito Santo. (…) Tutti gli apostoli sono chiamati per nome, uno ad uno, perché ognuno si presenti con la propria storia, originale come la storia di ciascuno di noi. (…) Non c’è discepolo che Gesù non ami”.
Al centro del gruppo c’è Maria: sotto la Croce essa è divenuta madre dei discepoli, madre dell’umanità, madre di tutta la Chiesa. Quindi Maria è “centro vivificante” del gruppo, è Madre che si prende cura di tutti i suoi figli. “Centro di consolazione e di grazia”, la definisce il vescovo: “Maria riunisce gli apostoli attorno a sé perché è Madre, ma anche Maestra. (…) Presenza umile e discreta, non s’impone ma è loro vicina per guidarli, per illuminarli”. D’altra parte l’azione illuminante si riferisce alla calibratura dello stato d’animo degli apostoli, che certamente si alimenta d’ombre inquietanti proiettate sul futuro. “Ma Gesù non li ha abbandonati”, rileva ancora mons. Cantoni, “ed essi sanno, per fede, che lo Spirito Santo scenderà su di loro. Pertanto pregano e ricordano, fiduciosi che la preghiera dia loro forza ed anche concordia: la preghiera unisce, al di là delle chiacchiere che invece dividono”. L’evangelista Luca riferisce con sollecitudine i momenti in cui Gesù prega: perché la sua ‘preghiera’ significa porsi in intima comunione col Padre. Qui scatta l’Amore e noi dobbiamo essere, come i discepoli, maestri in questa arte.
Ecco la preghiera che Maria insegna ai discepoli: ‘Vieni, Spirito Santo’, che è “la supplica ardente fatta insieme ogni giorno”. E poi ancora: ‘Vieni, Signore Gesù”, come la ritroviamo nel finale del libro dell’Apocalisse. “I discepoli”, osserva il relatore, “con Maria pregano ma anche ricordano particolari tutti riportati nel Vangelo lucano, cosa che solo una Madre può interpretare: essi emergono come moti interiori, stati d’animo, momenti intimi vissuti col Figlio”. Perciò Luca ci presenta Maria come colei sulla quale, come sugli apostoli che si porranno a proclamare grandi opere, è disceso lo Spirito Santo. “Gesù ha inviato il Paraclito (cioè Colui che intercede, ma anche ‘il Consolatore’) per rendere i discepoli esperti nell’arte sottile dell’Amore. (…) Lo Spirito Santo è la memoria viva della parola di Gesù. S. Agostino diceva che Gesù, appunto, è Maestro interiore. (…)Nel linguaggio comune ‘maestro’ è colui che insegna, ma non convince. (…) I discepoli ricevono convinzione dalla parola di Dio e sanno trasformarla nella presenza del Signore”. Mons. Cantoni ritiene che “è molto più ciò che sfugge, di quanto riusciamo a capire. Vi è altro, nella parola di Dio, oltre a ciò che abbiamo trovato. Chi è capace di esaurirne la ricchezza, rende grazie per quello che ha ricevuto (…) Quello che non abbiamo ricevuto subito, a causa della nostra debolezza, riceviamolo in altri momenti, magari un po’ alla volta”. La parola di Dio ci dice sempre qualcosa di nuovo. Questo accade nelle diverse situazioni. Nella visione teologica della Chiesa, lo Spirito Santo è luce. “Quando ci troviamo insieme, lo Spirito Santo accende la luce nelle nostre menti, ci aiuta a raccogliere la Parola di cui il Figlio è portatore”. Lo Spirito Santo è la luce continua della Chiesa, dapprima infusa nella mente dei discepoli, degli evangelisti, ispirando loro testi che hanno tenuta viva la parola di Dio, la quale sembra scritta per ciascuno di noi.
Nota il relatore: “Bisogna vivere illuminati per ‘vedere’ le persone accanto a noi come fratelli e sorelle da amare, non come concorrenti da superare o estranei da sfuggire. Quanto precede ci aiuta a considerare questi fratelli e sorelle che si sentiranno da noi, per sempre, accolti”. Il vescovo relatore termina la sua esposizione con una preghiera: “O Dio, Padre del Cristo nostro Salvatore (…) manda il tuo Spirito in aiuto alla nostra debolezza”.
La coordinatrice Graziella Moschino invita l’assistente regionale a prendere la parola. Mons. Roberto Busti esprime la gratitudine degli unitalsiani e sua a mons. Oscar Cantoni, “che, durante il suo ministero, ha fatto tante cose belle ed è profondo conoscitore di quel maestro interiore che è la Spirito Santo”.
Dopo l’intervento del presidente regionale Vittore De Carli, il quale espone quanto di effettuabile c’è nell’attuale situazione che ci vede “digiuni di pellegrinaggi”, mons. Cantoni risponde ad alcune domande rivoltegli dai collegati. In questo ambito, incoraggia tutti a trovare in noi “la capacità di vedere il piano di Dio in un progetto organico” e a dare un senso a quanto si realizza. Invita quindi a ‘dare’, senza provocare ‘vergogna’ a chi chiede. Questo è possibile prevenendo le richieste di aiuto con “lo slancio che nasce dal cuore”, agendo nel quotidiano. Perché la carità è discreta. “Maria ha rilevato: ‘Non hanno più vino’, poi è passata subito all’azione senza tanto sottolineare il fatto”.
A conclusione del collegamento, il vescovo recita, insieme agli unitalsiani, l’Ave Maria ed impartisce la benedizione “con un abbraccio”.
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Rosario Unitalsi, 27 maggio 2020 – Unitalsi Sondrio
saluto iniziale e spiegazioni tecniche (Giorgio)
Segno di croce e introduzione alla preghiera (don Andrea)
Canto iniziale: È l’ora che pia (don Mariano)
(Introduzione ai misteri e commento: don Andrea; le 5 decine le dicono 5 diversi volontari)
Maria, Regina della pace, prega per noi.
PRIMO MISTERO
Pensiamo a MARIA, giovane ragazza, che accoglie il Disegno di Dio e accetta di diventare la Madre del Salvatore.
Obbediente al Progetto di Dio, sposa Giuseppe, e con lui vive l’esperienza stupenda di essere i genitori del Figlio di Dio fatto uomo.
Padre nostro … Ave Maria … Gloria al Padre …
(don Andrea): O Gesù buono … Maria, Madre della Chiesa, prega per noi.
Giorgio fa partire in condivisione audio/video l’Ave di Lourdes
SECONDO MISTERO
Pensiamo a MARIA che vede crescere il suo Figlio: lo vede iniziare la sua missione, lo segue discretamente mescolandosi tra la folla per ascoltare il suo insegnamento, per meditare nel cuore le sue parole e per diventare anche lei vera discepola.
Padre nostro … Ave Maria … Gloria al Padre …
(don Andrea): O Gesù buono … Maria, Modello di ogni discepolo, prega per noi.
Giorgio fa partire in condivisione audio/video l’Ave di Lourdes
TERZO MISTERO
Pensiamo a MARIA nei giorni terribili della passione. Maria segue Gesù con coraggio, e nel suo cuore partecipa anche lei al sacrificio della croce: anche lei offre la sua sofferenza, insieme a quella di Gesù, per la salvezza del mondo.
Padre nostro … Ave Maria … Gloria al Padre …
(don Andrea): O Gesù buono… Maria, Salute dei malati, prega per noi.
Giorgio fa partire in condivisione audio/video l’Ave di Lourdes
QUARTO MISTERO
Pensiamo a MARIA nei giorni della PASQUA. Maria esulta per la resurrezione di Gesù! Maria accoglie sotto la sua protezione, -diremmo: sotto il suo manto-, tutti i discepoli di Gesù. Inizialmente erano smarriti e poi, pian piano, guidati da lei, ricevono il dono dello Spirito Santo e iniziano la missione, la testimonianza.
Padre nostro … Ave Maria … Gloria al Padre …
(don Andrea): O Gesù buono… Maria, Aiuto dei cristiani, prega per noi
Giorgio fa partire in condivisione audio/video l’Ave di Lourdes
QUINTO MISTERO
Pensiamo a MARIA che muore e viene subito assunta in cielo in anima a corpo: entra in paradiso e diventa la Regina degli angeli e dei santi. E dal cielo, accanto al suo Figlio Gesù, continua a guidare tutti noi, tutti i suoi figli: quelli che credono e quelli che non credono, quelli che sono nella gioia e quelli che sono nella tristezza, quelli che sono in ricerca della Verità e quelli che si sono allontanati. È la Regina della misericordia!
Padre nostro … Ave Maria … Gloria al Padre …
(don Andrea): O Gesù buono… Regina delle famiglie, prega per noi.
Giorgio fa partire in condivisione audio/video l’Ave di Lourdes
(don Mariano) Salve, Regina …
secondo le intenzioni del papa, per il mondo intero. Padre nostro … Ave Maria … Gloria al Padre … (don Mariano)
Preghiera unitalsiana (Giorgio)
conclusione alla preghiera e benedizione finale (don Mariano)
saluti, avvisi e ringraziamenti (Giorgio)
Canto finale: Madonna nera (don Mariano)
Preghiera della Dama e Barelliere
O Signore, che ti sei degnato di accordarci la grazia di partecipare ai tuoi santi Misteri e di poterti offrire in comune questa preghiera, degnati di esaudire in questo giorno le orazioni dei tuoi servi
Concedi a noi purezza di spirito, ardore di carità, generosità di impegno,
per un migliore adempimento del nostro servizio a vantaggio spirituale e fisico dei nostri fratelli infermi.
Donaci sguardo di Fede per saper riconoscere in loro il volto sofferente di Gesù.
Rendici umili, pazienti, disponibili.
Fa’ che sappiamo essere, con sincero affetto, comprensivi, tolleranti, premurosi
con i fratelli e sorelle che condividono il nostro impegno.
La Comunione del Corpo e del Sangue di Cristo ci unisca nella carità.
La Vergine Immacolata ci guidi e ci sostenga nel nostro servizio.
Amen.
Preghiera a Nostra Signora di Lourdes
Maria, tu sei apparsa a Bernadette nella fenditura di questa roccia.
Nel freddo e nel buio dell’inverno, hai fatto sentire il calore di una presenza, la luce e la bellezza.
Nelle ferite e nell’oscurità delle nostre vite, nelle divisioni del mondo dove il male è potente,
porta speranza e ridona fiducia!
Tu che sei l’Immacolata Concezione, vieni in aiuto a noi peccatori.
Donaci l’umiltà della conversione, il coraggio della penitenza.
Insegnaci a pregare per tutti gli uomini. Guidaci alle sorgenti della vera Vita.
Fa’ di noi dei pellegrini in cammino dentro la tua Chiesa.
Sazia in noi la fame dell’Eucaristia, il pane del cammino, il pane della Vita.
In te, o Maria, lo Spirito Santo ha fatto grandi cose:
nella sua potenza, ti ha portato presso il Padre, nella gloria del tuo Figlio, vivente in eterno.
Guarda con amore di madre le miserie del nostro corpo e del nostro cuore.
Splendi come stella luminosa per tutti nel momento della morte.
Con Bernadette, noi ti preghiamo, o Maria, con la semplicità dei bambini.
Metti nel nostro animo lo spirito delle Beatitudini.
Allora potremo, fin da quaggiù, conoscere la gioia del Regno
e cantare con te: Magnificat!
Gloria a te, o Vergine Maria, beata serva del Signore,
Madre di Dio, Tempio dello Spirito Santo!
Amen.
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L’Unitalsi Lombarda in videoconferenza con S.E. Mons. Pierantonio Tremolada, Vescovo di Brescia
“Non doveva il Cristo sopportare queste sofferenze per entrare nella sua gloria?
Sintesi di Silvano Sala
L’assistente regionale mons. Roberto Busti presenta con parole adeguate la figura di monsignor Pierantonio Tremolada, vescovo di Brescia, il 23 maggio relatore nel ciclo delle videoconferenze unitalsiane. Lo ritrae come ‘antico’ ausiliare particolarmente attento della diocesi di Milano ed eleva una preghiera al Signore perché lo guidi e lo sostenga in questo tempo di pandemia. Nel riconoscere la sua competenza nel proferire la parola di Dio (“sarà parola incarnata, la sua”), ricorda altresì i momenti lontani e le esperienze condivise. La coordinatrice Graziella Moschino informa il relatore su come ‘funziona’ il collegamento, mentre il presidente regionale Vittore De Carli lo ringrazia per il suo contributo al “percorso di spiritualità” intrapreso dall’Unitalsi e saluta anche tutti i sacerdoti e diaconi oggi collegati.
Esprimendo gratitudine per l’accoglienza ricevuta, mons. Pierantonio Tremolada espone la sua proposta per condividere la parola di Dio in quella che ritiene sia una “bella esperienza all’interno della Chiesa”. Si sofferma anzitutto su ciò in cui consiste la parola di Dio. “E’ Dio che ci parla, si manifesta, entra in contatto con noi”. Qui fa un necessario distinguo fra parlare e chiacchierare. Quando Dio ci parla, e lo fa attraverso le Scritture, la ‘Parola’ acquista massima serietà. “Dio ha voluto parlarci per intrattenere con noi una relazione profonda”. L’ascolto della parola di Dio (dal Figlio suo) pone chi lo fa nella possibilità di incontrarlo. Chi poi si pone nell’ambito dell’Antico Testamento vive un’esperienza assai elevata. (…) Io, dice il relatore che indugia sulla sua avventura umana, ho vissuto un’esperienza bella a Lourdes con voi; vengo da un’esperienza di studio della Parola e da esperienze pastorali molto belle. L’esperienza spirituale possiamo trarla dalla lettura delle Sacre Scritture”. Nel tempo che stiamo vivendo, siamo alla vigilia dell’Ascensione. E il vescovo si chiede: “Cos’è l’ascensione di Cristo, in che senso è asceso al cielo?” Una chiave di lettura la possiamo trovare in una frase che Gesù (da loro non riconosciuto) rivolge ai due discepoli, avendoli visti tristi e disorientati, sulla strada di Emmaus: ‘Non doveva il Cristo sopportare queste sofferenze per entrare nella sua gloria?’ Quindi la Gloria è “condizione indispensabile” per vivere la sua Passione, dove “patire è un modo diverso di soffrire”.
Dice mons. Tremolada: “La parola Ascensione deve essere affiancata dalla parola gloria”. E continua: “Io mi ero fatto l’opinione che Gesù, con l’Ascensione, se ne fosse andato. Ma non è così”. D’altra parte, dell’Ascensione parla solo Luca al termine del suo Vangelo: “Poi li condusse fuori verso Betania e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo (…) “ e nel primo capitolo degli Atti degli Apostoli: “ (…) dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo”. Tuttavia l’ascesa al cielo (inteso come “mondo di Dio”) di Gesù non significa affatto che Egli se ne sia andato. Il Vangelo di Matteo, nel finale, riporta le parole di Gesù agli apostoli, in Galilea: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra (…) Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. I testi evangelici sembrano sostenere versioni opposte. “Ma è concepibile la terra senza il cielo? Evidentemente no”.
Il vescovo poi riprende “Patirà e risorgerà dai morti” con “una testimonianza offerta a tutti i popoli per la conversione e il perdono dei peccati” (‘Io mando su di voi il perdono che ho promesso’). Ma poi così trasmette loro: ‘Rimanete in città finché non sarete rivestiti di una potenza che viene dall’alto’. Quindi Gesù raccomanda agli apostoli di non allontanarsi da Gerusalemme. E aggiunge: ‘Giovanni vi ha battezzato con acqua, ma io vi battezzo in Spirito Santo’. Sottolinea mons. Tremolada che, nel II capitolo degli Atti degli Apostoli, si narra della discesa dello Spirito Santo: la Pentecoste (già celebrata dagli ebrei che, con essa, intendevano ringraziare il Dio dell’alleanza per il dono della ‘legge’). La Pentecoste è momento estremamente importante: ‘Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento (…) Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro (…)” Ecco che sugli apostoli scende lo Spirito Santo ed essi, tra lo stupore dei contemporanei che pensano si siano ubriacati, incominciano ad esprimersi in tutte le lingue. “Ecco che la Pentecoste viene presentata come l’effusione di una potenza. Erano semplici pescatori ed ora parlano lingue diverse dalla loro. Non sono ubriachi: è successo qualcosa”, (…) Hanno ricevuto lo Spirito Santo perché Gesù è salito al cielo ed è stato innalzato alla destra del trono di Dio. Così il salmo 110: dice il mio Signore (Dio) al mio Signore (Messia): ‘siedi alla mia destra’. “Questo potere universale lo si esercita attraverso lo Spirito Santo (…) E’ una gloria che è anche sovranità totale sull’umanità”. Il vescovo porta l’esempio dell’aereo su cui viaggiamo: quando s’innalza, sotto di noi l’orizzonte si allarga. Ma Lui si eleva per esercitare adeguatamente il potere. “Dio esercita la sua onnipotenza lungo la storia con la totalità della sua potenza”. (…) La potenza dello Spirito Santo porta il perdono dei peccati che produrrà, come frutto, la conversione. Essa, secondo la luce datale dalle Sacre Scritture, significa ‘volgersi’ , prendere la strada giusta e lasciare quella sbagliata su cui si sta camminando. “Cambiare cuore e mente, modo di vivere e di pensare, l’interpretazione delle cose. Cambiare direzione, se si pensa ad azioni sbagliate”. D’altronde la conversione esige l’intervento di un Altro: Dio stesso che ‘rigenera’. Giovanni parla di ‘rinascere’. Il relatore aggiunge che la penitenza è indispensabile, ma non coincide con la conversione.
Le Scritture poi parlano di peccato al singolare: il peccato.”Significa sbagliare il bersaglio, non colpirlo con la freccia scoccata dall’arco: questo avviene quando s’imposta la vita in modo sbagliato. Si sbaglia mira. Allora è necessario riportare nell’asse giusto quello che è il percorso della vita”. Mons. Tremolada accenna alla ‘tensione’, cioè la capacità di essere veramente se stessi. “Negli Atti si definisce il Cristianesimo e il suo percorso come ‘la via’ (giusta) che conduce a Dio, nella quale trovare la salvezza e la pace (…) La potenza dello Spirito Santo ci orienta verso Dio e la pace: cioè ci convertirà”. In altre parole, commenta il vescovo, si cambia stile di vita. Tutto questo, naturalmente, esige un ‘combattimento’ nella vera libertà e si ‘salirà la montagna del Signore’, come dice il salmo.
Il Vangelo di Luca, d’altra parte, esprime anche il modo con cui facciamo l’esperienza di conversione che coincide con la volontà di Dio. “Quando parliamo di potenza sappiamo che essa si manifesta nell’ordigno nucleare, nel terremoto, nell’uragano, ecc., si afferma che gli Stati Uniti siano la nazione economicamente, ma anche militarmente, più potente del mondo. Pensiamo allora allo Spirito Santo, la cui potenza è capace di cambiare il mondo. A Cristo, poiché ha accettato di salire sulla Croce con la potenza dell’Amore: la più grande, perché trasforma tutti. E Cristo l’ha trovata non solo nella morte, ma già nel corso del ministero terreno”. Al cap. 5 del Vangelo lucano il lebbroso osa avvicinarsi a Gesù: ‘Signore, se vuoi puoi guarirmi’. Ed è sanato. Agisce la misericordia, intrecciata con la potenza, con la bontà, con l’amore. Sempre Luca, al cap. 7, risuscita il figlio della vedova di Naim. “Con una potenza che non viene dagli uomini, asciuga le lacrime della madre e ridà la vita al figlio. Questo è riconducibile alla bontà”. Poi veniamo alla parabola del ‘figliol prodigo’. Il padre misericordioso dà il suo perdono anche se ha tutto sperperato, perché rimane sempre figlio suo. “E’ un comportamento realmente paterno, che sa tutto perdonare”.
Il vescovo si porta verso la conclusione. L’amore divino si è manifestato alla morte di Gesù, dove è esploso nella sua potenza. Ma è la gloria la caratteristica primaria della Trinità. L’amore che caratterizza i Tre non distrugge la singolarità, ma unisce le Persone e ne evidenzia la gloria: splendore dell’esperienza dell’amore. Infine si arriva alla santità: Cristo entra nella sua gloria e ci rende partecipi, facendoci fare esperienze. “Dentro l’amore di Dio c’è una testimonianza di bellezza. La vita, convertendoci, prende la forma della santità che è la gloria di Dio che si manifesta”. L’essenza della gloria, lo troviamo sempre in Luca al cap. VI, è la Carità. La vediamo espressa anche nelle ultime parole dell’episodio del buon samaritano: ‘Va’ e anche tu fa lo stesso’. “In questa prospettiva”, conclude il vescovo, “si colloca l’Unitalsi”.
La coordinatrice Graziella Moschino, confidando che ha visto aprirsi nuovi orizzonti, accomuna in un ringraziamento collettivo i relatori che fin qui si sono succeduti. Il presidente regionale Vittore De Carli si dichiara felice per aver beneficiato, con tutti gli unitalsiani collegati, di un pomeriggio di crescita ed esprime a mons. Pierantonio Tremolada la gratitudine del Consiglio e propria, estesa a Graziella e Franco che da quasi due mesi ci ospitano. L’assistente regionale mons. Busti, come velata conquista, rileva che “la potenza misericordiosa del Signore” è anche in lui e lascia al vescovo relatore il gesto finale della benedizione a tutti i collegati.
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“Con Maria, in attesa dello Spirito Santo” con S.E. Mons. Oscar Cantoni
“Con Maria, in attesa dello Spirito Santo”
con S.E. Mons. Oscar Cantoni, Vescovo di Como
Proseguono gli incontri in videoconferenza zoom call per continuare ad essere sempre vicini anche se lontani.
Ci troveremo insieme online ⏰sabato 30 maggio alle ore 14.45 per l’incontro spirituale “Con Maria, in attesa dello Spirito Santo” con S.E. Mons. Oscar Cantoni, Vescovo di Como.
Per partecipare è sufficiente cliccare sul link
PARTECIPA ALLA ZOOM CALL
Potrai invitare chi desideri condividendo il link
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📞335 8031640
Sempre insieme: lontani ma vicini!
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L’Unitalsi Lombarda in videoconferenza con S.E. Mons. Marco Busca, Vescovo di Mantova
“3 poesie su Maria”
Sintesi di Silvano Sala
Il presidente regionale Vittore De Carli, aprendo il collegamento su invito della coordinatrice Graziella Moschino, ricorda che monsignor Marco Busca ha partecipato al pellegrinaggio lombardo dello scorso agosto e lo ringrazia per la sua presenza, accomunandolo al presidente della sottosezione di Mantova, sede lontana dal capoluogo ma fortemente impegnata nell’Associazione. Le vicissitudini di questi giorni, con i momenti di solitudine che hanno raggiunto tutti i cristiani, prosegue il presidente, ci hanno privati delle Celebrazioni religiose ma ci hanno concesso la condivisione, via internet, con tutti i vescovi lombardi. La coordinatrice rileva che godremo, singolarmente, della loro video-presenza fino al 6 giugno. L’assistente regionale mons. Roberto Busti sottolinea come sia un grande dono, per tutti, poterci collegare tra noi e sentirci vicini perché essi, i vescovi lombardi, ci sono maestri di spirito nel cammino verso il Signore e testimoni al cuore di Maria perché ci rechi a Gesù.
Monsignor Marco Busca, nel portare la sua amicizia, ci chiede di meditare su tre poesie a tema mariano (a cui dà un commento profondamente spirituale) che ci portano ad “interpretare il tempo che stiamo vivendo”. Il vescovo legge la prima poesia (di cui, qui di seguito, si riportano, come per quelle che seguiranno, i versi iniziali) di Miguel de Unamuno.
AVE EVA! AVE MARIA! – “Ave Eva! Ave Maria! / Eva – Maria / Ave Madre, Madre, Madre / Ave, Maria! / Ave Madre, peccatrice / Ave Eva! / Madre Vergine, Santa Maria / redentrice, (…)”
Afferma mons. Busca che questa composizione poetica si compone di poche parole che ci permettono di possedere la conoscenza del bene e del male: Ave Eva, Ave Maria. Poche parole per un messaggio profondo che ci prospetta il parallelismo fra due donne. Due matrici, due tipi diversi di umanità. Dice la Bibbia, continua il vescovo, che Eva è madre dei viventi. E partorisce uomini destinati a morire. Eva e Maria, conviene col poeta il relatore, sono entrambe madri: una peccatrice, l’altra redentrice. In una vi è il desiderio del possesso della potenza del bene e del male: “il rifiuto di conoscere le cose assieme al suo Creatore. Le guarda, ma le vede senza Dio. Maria, invece, le contempla con amore”. Tutte le cose sono dono di Dio, ovunque s’impone la Sua parola. “Eva ha impeto di affermazione, Maria ammette: ‘Non conosco’. (…) Si evidenzia la verginità della creatura per fare spazio a Dio, quindi la creatura aperta alla visita del suo Creatore”. ‘Sarò come Dio’, prospetta Eva “che è inscritta in noi che siamo immagini di Dio”. Ma diventerà un dio senza Dio. Mentre Maria afferma: ‘Sono la serva del Signore’. “Creatura povera di sé, ma più riempita di grazia”. Con la pandemia, prosegue il vescovo, “abbiamo ricevuto un profondo bisogno di umiltà, giusta misura di ciò che non siamo”. Per un tempo indefinito le nuove tecnologie hanno portato ad una teoria transumanista. Uno scienziato, appena ieri, ha annunciato che nel 2050 l’uomo potrà vivere 120 anni. (…) E’ bene investire sull’intelligenza artificiale, ma è bene altresì poter contare (come Maria) su un’intelligenza umile.
Il secondo testo poetico è di Rainer Maria Rilke.
PACIFICAZIONE DI MARIA CON IL RISORTO – “Cosa sentirono allora: dolce / non è tra tutti i segreti / e pur sempre terrestre / quando Egli, / un poco pallido ancora per la tomba / innanzi a lei comparve fatto lieve: / risorto in ogni punto. / Oh, a lei prima che ad altri. (…)”
Riprende mons. Busca: la separazione della madre dal figlio (particolarmente quando è il Figlio a morire prima della Madre) è un’esperienza atroce di dolore “qui innestato sulla Passione e sulla Croce. Gesù è morto perché è stato ucciso” e Maria ha assistito al suo dileggio, alle percosse, alla crocifissione, un dramma acuto e penetrante “che le trafiggerà l’anima”. Inoltrandosi nella sua esposizione, il vescovo va rilevando che Rilke, al pari di molti esegeti e studiosi, osserva che Gesù, dopo la resurrezione, sarebbe apparso dapprima alla Madre (dice: “a lei prima che ad altri”).Vi è qui un sentire, una sensibilità, del tutto diversi da quelli emersi sotto la Croce. “Vi è un mistero percepito da Maria: il Risorto, colui che appare, è il Crocifisso”. Vi è quindi, un “rimarginarsi” l’uno all’altro, per lo strappo avvenuto sulla Croce. Facendo riferimento ad un possibile contatto, il poeta denota che non era necessario sfiorarsi neppure accentuatamente. Il relatore ritiene che, anche appoggiare una mano sulla spalla, se non fatto con delicatezza, potrebbe esprimere invadenza, volontà di supremazia sull’altro. Ma “il rapporto è cresciuto lungo gli anni per una familiarità più intensa del rapporto stesso mediato dalla carne”. Nei versi si può rileggere l’esperienza di questo tempo: perché il ‘contatto’ è digiuno di abbracci e si avverte la volontà di ripristinarli. Allora entra in gioco il problema del distanziamento: vogliamo bene nella vicinanza, ma anche nella distanza. “E’ prioritario lasciare spazio per non sostituirci al cammino dell’altro. D’altronde i genitori effettuano spesso un passo indietro per lasciare maggiore autonomia ai figli”. Un discreto margine di autonomia è necessario per lasciar crescere le persone nella maturità. (…) Noi, per gli altri, siamo risorsa ma anche mediatori. ”Un po’ di diffidenza di noi stessi è essenziale per offrire maggior attenzione di comportamento con gli altri”.
La terza poesia, sempre ispirata a Maria, è opera di Charles Peguy.
LEI E’ TUTTA SPERANZA – “E’ furbo quell’uomo, ha rimesso i suoi figli nelle braccia / della Santa Vergine, nelle mani di Dio. / E lei, che li aveva presi, era / così commovente e così pura. / Mater Dei, madre di Dio, / Madre di Gesù e di tutti gli uomini suoi fratelli. / (…) Da quel primo piccino che aveva portato in braccio / (…) E che dopo le aveva causato tanto tormento. / Perché era morto per la salvezza del mondo, / (…) E così lei che non è soltanto / tutta fede e tutta carità. / Ma è anche tutta speranza. / E questo è sette volte più difficile. (…)”
Il vescovo conviene che l’umanità, nel suo cammino, porti alla Vergine voti, devozioni, intenzioni. Lei è mediatrice della grazia e ha preso tutti gli uomini “fra le sue braccia”, a partire da quel Bambino, fratello universale. “Nell’uno ci sono i molti. Gesù ci rappresenta tutti, in Maria, davanti al trono di Dio. San Pier Damiani diceva che ‘Maria non chiede, ma comanda’”. Lei, Maria, “è intatta: pura fede, pura carità, tutta speranza. Che è la virtù più difficile. (…) Dio non è sorpreso dalla carità, ma dalla speranza. Abbiamo quindi tre sorelle, l’una integrata nell’altra, mano nella mano. La fede: è sposa fedele e dà il senso alla vita. La carità: ricca di cuore per i suoi figli. La speranza: bambina speranza, Ma stiamo attenti, gli uomini rischiano di non prestare attenzione alla sorella speranza”. Maria, sottolinea ancora il vescovo Busca, non ha voluto apparire pari a Dio, “ma essere la sua serva”. (…)
In chiusura il relatore, con uno sguardo retrospettivo, avverte come oggi ci accorgiamo sia cambiato il nostro rapporto col tempo nell’esaurire la programmazione (il controllo della vita) in mano nostra. Il tempo bisogna leggerlo come opportunità per non rimanere dove eravamo, ma ripartire. (…) Gesù molto ha investito sulle parole, lo abbiamo visto, ma tanto anche sul contatto “che non è invasivo ma, in ultima analisi, lo fa fiorire”. L’Evangelo di Giovanni, al capitolo 14, riporta: ‘Lo Spirito Santo rimanga in voi’, dove ‘rimanere’ è un verbo greco che sta per ‘portare a compimento’. Ma infine ‘lo Spirito Santo opera in noi perché possiamo portare avanti la storia. Perché il Signore è il Signore della storia: il Signore è venuto, il Signore sta venendo, il Signore verrà”.
Dopo alcune parole dell’assistente regionale mons. Busti, che invita ad esprimere tutti insieme un ringraziamento al vescovo relatore, suo successore alla ‘cattedra’ di Mantova, il presidente regionale Vittore De Carli si associa al plauso “con cuore grato” e augura a tutti una “buona domenica”.

“Non doveva il Cristo sopportare queste sofferenze per entrare nella sua gloria?” con S.E. Mons. Pierantonio Tremolada
“Non doveva il Cristo sopportare queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”
L’Ascensione del Signore nel disegno di Dio.
con S.E. Mons. Pierantonio Tremolada, Vescovo di Brescia
Proseguono gli incontri in videoconferenza zoom call per continuare ad essere sempre vicini anche se lontani.
Ci troveremo insieme online ⏰sabato 23 maggio alle ore 14.45 per l’incontro spirituale “Non doveva il Cristo sopportare queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”. L’Ascensione del Signore nel disegno di Dio. Con S.E. Mons. Pierantonio Tremolada, Vescovo di Brescia.
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Sempre insieme: lontani ma vicini!
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“La vita dopo la pandemia” di Papa Francesco
Prefazione a cura del Cardinal Michael Czerny, SJ
Il volume raccoglie 8 interventi di papa Francesco (solo scritti o pronunciati) nei quali fa emergere il suo messaggio e il suo sogno per il mondo “nuovo” che sta nascendo durante e dopo la pandemia del coronavirus. Un mondo con al centro le relazioni tra le persone, in cui la solidarietà e la collaborazione, la creatività e il sostegno a chi è “più indietro”, sono i pilastri. Introduce il volume la prefazione del card. Michael Czerny, gesuita, sottosegretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale della Santa Sede. Il testo è disponibile in italiano e inglese e presto anche in francese, spagnolo e portoghese. Il volume è un pdf gratuito scaricabile dalla landing page LEV .
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Qui di seguito il link per accedere alle varie lingue:
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© Copyright 2020 – Libreria Editrice Vaticana
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“3 poesie su Maria” con S.E. Mons. Marco Busca
“3 poesie su Maria”
con S.E. Mons. Marco Busca, Vescovo di Mantova
Proseguono gli incontri in videoconferenza zoom call per continuare ad essere sempre vicini anche se lontani.
Ci troveremo insieme online ⏰sabato 16 maggio alle ore 14.45 per l’incontro spirituale “Tre poesie su Maria” con S.E. Monsignor Marco Busca, Vescovo di Mantova.
Per partecipare è sufficiente cliccare sul link
PARTECIPA ALLA ZOOM CALL
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L’Unitalsi Lombarda in videoconferenza con S.E. Mons. Maurizio Malvestiti, Vescovo di Lodi
“Con Maria, nostra speranza, avvicinare le ferite umane a quelle del risorto”
sintesi di Silvano Sala
Introdotto da brevi parole del presidente regionale Vittore De Carli, che ringrazia il relatore intervenuto per la serenità che reca con sé (e segnala altresì la presenza del presidente di Lodi in un momento difficile per la sua terra), monsignor Maurizio Malvestiti saluta “gli amici dell’Unitalsi” e chiede con un sorriso a loro, che hanno portato tanta pazienza nelle attuali contingenze sanitarie, di “portarne un po’ di più”.
“Siamo nella gioia pasquale”, dice, e questo lo fa sentire in comunione col nostro assistente regionale monsignor Busti e con tutti i vescovi lombardi. A noi cristiani, prosegue, il compito di recitare le parole del Padre Nostro fin là dove si chiede ‘dacci oggi il nostro pane quotidiano’, per acconsentire a continuare la nostra testimonianza. E poi è necessario l’intervento di Maria, “che ha una fede giovane”, per “consegnare la sofferenza umana ai giovani” che possiedono la fede dei forti. Ecco allora che facciamo i nostri passi verso la Pentecoste. Ci apriamo quindi ai misteri di Lourdes e ci volgiamo anche “alla piccola Bernadette che raduna nel mondo l’acqua dello spirito”.
Nella Chiesa e nella società, continua il vescovo, è presente la ‘Salve Regina’ che si canta nella messa del mattino. “Tutte le ferite (cuore, spirito e coscienza) sono decisive e vanno curate”. Se il dolore profondo non lo si incontra, non ci si può salvare. “Lo scandalo della Croce diventa motivo di consolazione per il dolore umano”. L’Eucarestia è la medicina della vita. Di questi tempi abbiamo subito ferite profonde, in una drammatica sequenza. Ferite nei propri cari, nei colleghi di lavoro, nei vicini di casa, nei parrocchiani e nei loro sacerdoti, che non abbiamo potuto salutare alla loro dipartita da questo mondo. “Tutto ciò può attivare un risentimento”. Ma a questo dobbiamo opporci. Il vescovo confida che, per ovviare ad alcune inevitabili inadempienze di questi giorni, si recherà in una Casa di riposo per salutare tutti coloro che se ne sono andati e dar fiducia a chi è rimasto.
Richiama come ci debba essere la disponibilità cristiana alla sofferenza. Si aprirà la ‘fase 2’ , ma “il domani è carico di problemi- (…) Il distanziamento ci metterà a dura prova e si presenterà anche sotto forma di lontananza spirituale, pericolosa perché può mettere in forse la nostra fraternità. La collaborazione è vitale: ci aspetta un compito importante”. Per questa prospettiva necessita una “speranza affidabile”, da parte di Dio deve esserci una presenza potente, “redentrice”.
Mons. Malvestiti rammenta che S. Paolo dice ai romani che ‘ da fin d’ora siamo salvati’. “E’ un dato di fatto che la speranza ci sia e giustifichi la fatica che la fede ci chiede. (…) Senza Dio siamo senza speranza”. Sempre Paolo, ai tessalonicesi, ammonisce: ‘Non affliggetevi come quelli che non hanno speranza’. Guardiamo a Cristo:” Il futuro è Lui”, afferma il vescovo: “La porta oscura del tempo e del futuro è stata spalancata”. E riporta le parole di papa Francesco: ‘Dio non risponde con discorsi, ma con una persona: il Figlio”. Giovanni Paolo II, nella ‘Salvifici doloris’ rileva che ‘non possiamo esimerci come battezzati dal darci una risposta nelle ferite del Risorto’. Il relatore giunge poi a rilanciare, con intento interlocutorio, una domanda riapparsa in questi giorni: ‘Chi ha inventato il male?’, ricordando che Giovanni Paolo II commentava che si sarebbe potuto anche giungere alla negazione di Dio stesso. Su quanto sopra rileva che Cristo ha voluto rispondere con la Croce, e dalla Croce. Ma “ci vuole la grazia della fede per comprendere”. E conclude: “Cristo non risponde in astratto sul senso della sofferenza, ma quando diventa partecipe della sofferenza di tutti”. Ancora S. Paolo, ai colossesi, chiede di “essere lieti della sofferenza che abbiamo. Perché quando arriva, è una vocazione, una chiamata”.
Come ultimo punto dell’intervento, mons. Malvestiti sottolinea che “Maria è profondamente inserita nella vita e nel mistero di Cristo. (…) Figlio di Dio, Egli ha preso carne da Lei. Nella sublimità, la Madonna diventa nostra madre nel dolore e nella fede (…) E’ icona, scintilla di cristianità, segno di consolazione e speranza sicura per i fedeli di Cristo”. Il vescovo conclude invitando tutti, il giorno 14 maggio, a unirci nella preghiera (cristiani e credenti in altre fedi) perché tutte le religioni del mondo chiedano e ottengano da Dio di liberarci dalla pandemia. E avverte: “Noi tutti temiamo nel futuro di non avere la forza necessaria. Ma non bisogna temere mai di partire, anche se da soli, perché non siamo soli”. Altri vengono dopo di noi. “Essi devono sostituire i testimoni che li hanno preceduti. Il Signore è sempre più avanti”.
Dopo espressioni di gratitudine formulate dalla coordinatrice Graziella Moschino, che apre un breve ciclo di interrogativi a cui il vescovo dà risposte esaurienti, il presidente De Carli esprime l’augurio che questo momento particolare ci aiuti a crescere, ringraziando il relatore per il rasserenante sorriso che non ha mai abbandonato le sue labbra “anche quando ci venivano tirate le orecchie”.

Preghiera di un malato
Mi chiamo Maurizio, sono unitalsiano da 34 anni, faccio parte della sottosezione di Busto Arsizio e svolgo il ruolo di capo gruppo del Unitalsi di Castellanza.
Fin dalla mia giovane età ho sempre percepito la vicinanza della Vergine Maria per tante vicissitudini che la vita mi ha posto dinnanzi, l’ho sempre sentita vicina sia spiritualmente che in situazioni reali di difficoltà, quelle situazioni in cui la fede potrebbe essere messa a dura prova.
Ho avuto a che fare con il covid-19, esperienza composta da due ricoveri durati complessivamente 20 giorni con supporti per la respirazione , esperienza composta da giorni di isolamento domiciliare e quarantena, iniziata circa 60 giorni fa e tutt’ora non ancora terminata a causa di sintomi non del tutto scomparsi e tamponi non ancora negativi.
Durante il mio ricovero in ospedale mi sembrava tutto cosi surreale….non vi erano certezze sullo sviluppo della mia malattia e, a causa dell’assenza di una cura già testata, non si riusciva a delineare cosa potesse accadere da un momento all’ altro riguardo alla mia situazione clinica.
Nei momenti di lucidità ho scritto questa preghiera per testimoniare la mia esperienza.
Signore Gesù,
sono davanti a te crocifisso in una stanza di ospedale, la malattia ha bussato alla mia porta…un esperienza dura, una realtà difficile da accettare eppure Signore ti ringrazio per avermi fatto toccare con mano la fragilità e la precarietà della vita…ora guardo tutto con occhi diversi.
Quello che ho e ciò che sono, non mi appartiene…è un tuo dono.
Ho scoperto cosa significhi dipendere da tutto e da tutti, ho provato la solitudine e l’angoscia e la mancanza dei propri famigliari.
Signore, anche se mi è difficile, ti dico: “sia fatta la tua volontà”.
Ti prego benedici tutte le persone che mi assistono e che soffrono come me e se puoi donaci la guarigione.
Amen
Maurizio Fadini
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